Con il termine elettrodi di laboratorio si intendono indicare i particolari strumenti di misurazione necessari per rilevare alcuni parametri. Gli elettrodi sono i terminali fisici degli strumenti veri e propri.
L’elettrodo è l’elemento essenziale per la misurazione di parametri di laboratorio, sia che si tratti di soluzioni acquose sia di campioni con materie e densità diverse.
Cosa misurano gli elettrodi
I parametri più frequenti che vengono misurati sono la misura pH, la temperatura, la conducibilità misurata in ORP-Redox cioè il paramentro di ossidazione, O2 - l’ossigeno disciolto.
Per tutti i parametri di misurazione, la temperatura è una variabile importante di cui tenere conto.
Nei modelli combinati la misurazione del parametro viene calcolate tenendo conto anche della temperatura. Infatti gli elettrodi combinati sono definiti ATC (automatic temperature control) e la temperatura viene misurata contemporaneamente al valore principale.
Nei modelli in cui l’elettrodo non è combinato, la temperatura viene misurata da una sonda PT necessaria a completare la misura.
La forma dell’elettrodo
La geometria dell’elettrodo cambia in funzione del campione da misurare. Dove è necessario rilevare il dato sulla superficie di una materia, esistono modelli che prendono la misura da un sensore piano. Dove invece su deve misurare all’interno di un campione, bisogna scegliere a seconda del tipo di prodotto.
Nel caso di alimenti viene utilizzata una punta che penetra all’interno della carne o del formaggio. Se invece l’elettrodo deve essere immerso in un liquido come l’acqua viene utilizzato il modello standard “per usi generali”.
Ovviamente se il liquido non è l’acqua ma uno con una densità diversa, è necessario utilizzare un modello diverso specifico.
In funzione del tipo di campione da analizzare è necessario fare la scelta corretta dell’elettrodo, perché con una scelta sbagliata si rischia di danneggiarlo o di non rilevare correttamente la misura.
Questo si traduce in tempi di lavorazione più lunghi e costi maggiori.
È molto diverso se la misura deve essere rilevata in un prodotto acido o basico. La scelta sbagliata dell’elettrodo potrebbe inquinarlo e renderebbe il risultato non attendibile.
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Come sono fatti gli elettrodi
Nella maggior parte dei casi l’elettrodo ha un corpo in vetro. È facile da pulire ed offre un’ottima affidabilità in termini di rischio di contaminazione.
Si stanno diffondendo però anche elettrodi con il corpo in plastica epossidica inerte, detti Epoxy. Questi hanno il grosso vantaggio di essere infrangibili e quindi con una durata potenzialmente maggiore.
Di solito tutti gli elettrodi hanno un diametro di 12 mm, ma esistono anche quelli con misure micro o semi-micro per utilizzi specifici.
Accessori
Come specificato in precedenza, l’elettrodo è la parte terminale dello strumento più complesso che memorizza e analizza la misura. Deve essere collegato allo strumento stesso tramite un cavo.
Esistono in commercio modelli già dotati di un cavo con 1 metro di lunghezza. È possibile però trovare anche modelli con una testa a vite S7 che consente l’intercambiabilità del cavo di collegamento.
In caso di danneggiamento del cavo, questo consente di non dover acquistare tutto.
Il collegamento al pHmetro può avvenire tramite i più diffusi standard: spina BNC, spina DIN, oppure Metrohm (Lemo).
La dotazione di serie prevede un cavo di 1 metro di lunghezza. Le diverse tipologie di applicazione però necessitano di acquistare anche il cavo di prolunga per lunghezze maggiori.
Altri accessori disponibili sono lo stativo portaelettrodo con base di appoggio per le analisi sul banco di laboratorio.